Riportato da NEWSLETTER N. 532 del 28 febbraio 2025, consultabile sul sito Internet www.gpdp.it
Nuovo intervento del Garante privacy contro il fenomeno del telemarketing selvaggio. L’Autorità ha ordinato a Wind Tre spa il pagamento di una sanzione di 347.520 euro per trattamento illecito di dati personali a fini promozionali e per la mancata adozione di misure tecniche e organizzative in grado di garantire la privacy dei clienti all’interno delle aree riservate del sito di Wind Tre.
Il provvedimento del Garante giunge al termine di un’istruttoria avviata a seguito di diverse segnalazioni di utenti che lamentavano la ricezione di telefonate promozionali indesiderate e del reclamo di un cliente che riferiva di aver visualizzato, nella propria area riservata, i dati personali di un altro cliente.
L’Autorità, anche a seguito di attività ispettive, ha rilevato, in particolare, che Wind Tre per le attività di telemarketing si era avvalsa di alcuni partner commerciali che utilizzavano liste di contatti raccolti illecitamente. Infatti, in molti casi, le liste erano state formate da soggetti extra-UE senza adeguate garanzie, i consensi non erano adeguatamente dimostrati e i tempi di conservazione troppo estesi o addirittura non indicati.
Il Garante infine ha accertato l’inadeguatezza delle misure tecnico-organizzative relative al sistema di registrazione all’area riservata dei clienti e la mancata notifica all’Autorità dell’avvenuta violazione dei dati personali del cliente.
Nel determinare l’ammontare della sanzione, il Garante ha tenuto conto della piena collaborazione offerta dalla società, delle categorie di dati interessati dalle violazioni (dati comuni) e del livello avanzato di misure di implementazione tecnico-organizzative e di sicurezza che la società aveva iniziato a modificare prima dell’istruttoria in vista dell’adesione al Codice di condotta in materia di telemarketing e teleselling.
Il problema dei call center e delle attività di telemarketing è uno tra i più sentiti dai cittadini, almeno in Italia.
Ad ogni intervento in cui sono coinvolto (come questo, presso la Fondazione Ospedale Alba Bra, ultimo in ordine di tempo e tra i più importanti), ad ogni conferenza, e anche al bar, quando chiacchierando scoprono che lavoro faccio… c’è sempre qualcuno che, a ragione, si lamenta delle continue chiamate dei call center. Chiamano per qualsiasi cosa: nuovi contratti energetici, depuratori d’acqua, proposte di investimento… Il commento standard è “la privacy non esiste, rompono sempre le ***** … arrivano N chiamate al giorno” con N che va da 5 a 20.
Come se questo non fosse già sufficiente, molte di queste chiamate sono tentativi fraudolenti di spillare soldi ai cittadini. “Chiamo dal servizio elettrico” o “dal gestore nazionale dei servizi elettrici”… “come già saprà, entro il mese di giugno scatterà un aumento signoficativo per i contratti di elettricità domestica della zona”… Poi ovviamente se, con accortezza, si chiede il nome della società da cui chiamano, prima nicchiano e poi, se si insiste, staccano la telefonata.
E’ un problema per i cittadini? si, lo è, questo è innegabile. E’ legale questa continua grandinata di chiamate? Per certi versi si (ammesso che il contenuto non sia fraudolento). Ci si può difendere in qualche modo? Si, sia da un punto di vista legale che operativo.
PROVIAMO A FARE UN PO’ DI CHIAREZZA
Nota introduttiva: le considerazioni successive non riguardano l’onestà del contenuto delle comunicazioni, ma la legittimità di chi efettua le cimanate. Le truffe telefoniche sono tali a prescindere dalla legittimità delle chiamate, e sono perseguibili penalmente attraverso i canali deputati: segnalazioni alla Polizia delle Telecomunicazioni, denunce alle autorità, ecc. In questo articlo trattiamo solamente gli aspetti di legittimità delle telefonate.
Perchè le chiamate dei call center sono legali? perchè il marketing diretto, almeno inizialmente, non richiede il consenso dell’interessato. Il considerando 47 alla normativa sulla privacy dice che il marketing diretto rientra all’interno del legittimo interesse prevalente del Titolare, e ciò significa che, finchè io non nego il consenso, posso essere contattato direttamente senza preventiva autorizzazione. Intendiamoci: tutto ciò è voluto dal legislatore per ragioni assolutamente legittime, non certo per fare un favore ai call center. Ma questo aspetto lascia il fianco scoperto a chi vuole approfittarne.
Cosa non funziona in tutto ciò? Nessun call center, a meno di rarissime eccezioni, presenta una informativa, nè fornisce all’interessato la possibilità di rifiutare le chiamate. Il Titolare del trattamento non è quasi mai identificato, quindi l’interessato non può neppure sapere a chi rivolgersi per far valere i propri diritti, ammesso che sappia come fare. Tutto questo è ovviamente un tentativo, da parte del chiamante, di impedire all’interessato di interrompere il rapporto. I numeri da cui arrivano le chiamate sono sempre differenti, per impedire un riconoscimento del chiamante. Tutto è evidentemente fatto apposta per aggirare la norma e mantenere il cittadino in una situazione di svantaggio.
Come reagisce il cittadino? Nel modo più semplice nell’immediato: non risponde ai numeri che non conosce, oppure rispone e, appena sente che si tratta di un call center, chiude la chiamata senza dire una parola.
Come dovrebbe reagire, invece? Rispondendo al call center, e chiedendo in modo chiaro di non voler essere più contattato. Può inoltre iscriversi al registro delle opposizioni, messo a disposizione dal ministero degli interni, che gli operatori di telemarketing devono consultare prima di effettuare le chiamate.
E allora perchè non facciamo tutti così? ovviamente perchè la maggioranza dei call center non rispetta le normative, rendendo inefficace ogni misura legale che il cittadino può utilizzare. Ogni Titolare e ogni call center dovrebbe sottoporre la propria base dati al vaglio del registro delle opposizioni. Ma moltissimi non lo fanno, rendendo inutile questa misura. Il cittadino può negare il consenso alla chiamata, ma a chi lo sta negando? al call center, all’azienda che ha commissionato l’attività? E quali ragioni sociali hanno, queste realtà? non è dato saperlo praticamente mai, quindi questa richiesta risulta totalmente inefficace.
Quindi i call center non rispettano la legge! Esatto, per molti call center o Aziende committenti è così. D’altra parte, il fatto che esistano i limiti di velocità non impedisce mica alla gente di andare forte in macchina. Per questo ci sono le multe.
Quindi queste realtà dovrebbero essere multate? Esatto anche stavolta. Il problema è che le autorità oggi non hanno ancora le infrastrutture necessarie per “beccare” tutti i trasgressori. Il Garante per la protezione dei dati personali, che agisce tramite la Guardia di Finanza, non ha (ancora) tutte le risorse per poter agire in modo totalmente efficace. Il legislatore mitiga come può questo aspetto, ad esempio inasprendo le sanzioni, ma questo ad oggi risulta uno strumento poco efficace.
Le istituzioni potrebbero fare di più? Certamente si. Uno dei punti chiave di questa situazione è la mancanza di informazione generalizzata. Un po’ di “pubblicità progresso” in merito a questi argomenti farebbe sicuramente bene, sia per rendere il cittadino più consapevole dei propri diritti, che per prevenire frodi e truffe. Un altro suggerimento interessante è quello di obbligare i call center a chiamare con un numero unico. Questo ovviamente in attesa di incrementare le strutture dedicate ai controlli.
Cosa possiamo fare, noi cittadini, da un punto di vista legale? Possiamo fare qualcosa per dare una mano alle istituzioni? possiamo ad esempio fare una segnalazione attraverso il sito del Garante Privacy. Certo, è impegnativo. Ma aiuta il Garante a individuare i soggetti inadempienti e a comminare le sanzioni in modo più efficace. Possiamo, come già detto, iscriverci al registro delle opposizioni: l’efficacia è scarsa, ma il processo è davvero rapido e non costa nulla. Possiamo anche informarci in merito ai nostri diritti, aiutare a diffondere la cultura del rispetto della privacy e possiamo ovviamente rispondere ai call center in modo appropriato (magari una volta su 10 funziona).
Cosa possiamo fare noi cittadini per “difenderci da soli”, in attesa di una miglior gestione da parte delle autorità? Una soluzione adottata da molti è lasciar cadere la chiamata dal numero sconosciuto, e provare a richiamare. Se si tratta di un call center, che chiama tramite numeri virtuali temporanei, il numero risulterà inesistente. Un altro approccio utile è l’uso di app come Tellows o TrueCaller. Sono piattaforme che registrano i numeri di telefono e li classificano identificando quelli spam, e blocando in automatico questo tipo di chiamate.
Che ne pensi? fammi avere le tue considerazioni o condividi le tue esperienze. Dal dialogo nascono le idee migliori.
Andrea Bisio